L’inquinamento luminoso minaccia la vita marina | National Geographic

2023-02-22 17:03:15 By : Ms. Nina Cai

L’inquinamento luminoso minaccia la vita marina

Come per noi umani, la luce regola le funzioni vitali degli organismi marini determinandone gli spostamenti fra le colonne d’acqua per cercare cibo, i tempi di accoppiamento e di caccia.

Un'imbarcazione permette a una squadra di ricercatori artici di attraversare i ghiacci a nord delle isole Svalbard, in Norvegia. Nel bel mezzo della notte polare, la luce è davvero poca. Il team è dotato di tute di sopravvivenza nel caso in cui la barca dovesse capovolgersi.

Nel mezzo dell’inverno, il circolo polare artico è così buio che identificarlo è difficile. A causa dell’inclinazione della Terra rispetto al sole, quest’ultimo sembra non sorgere mai sopra l’orizzonte e, in quella che è conosciuta come la notte polare, cieli scuri pervadono l’Artico. 

“È un po’ come fare sempre il turno di notte”, dice Finlo Cottier, oceanografo presso l’Associazione Scozzese per le Scienze Marine. 

Alcuni anni fa Cottier e un team di scienziati viaggiarono verso l’Artico per studiare il modo in cui le creature marine che vivono nelle lontane acque del nord siano influenzate dalla luce. Come per noi umani, la luce regola le funzioni vitali degli organismi marini, determinandone gli spostamenti fra le colonne d’acqua per cercare cibo, i tempi di accoppiamento e di caccia.  

“A giugno e luglio c’è un’esplosione di crescita e attività”, afferma Cottier. “Come si arriva a questo punto? Durante la notte polare cosa predispone questa fioritura primaverile? Stiamo cercando di capire il ciclo completo”.

Comprendere il funzionamento di tale ciclo sarà di importanza fondamentale, soprattutto mentre l’Artico è alle prese con il cambiamento climatico. L’assottigliamento dei ghiacci, infatti, permetterà a una maggiore quantità di luce di penetrare le acque buie dell’oceano; passeranno inoltre più navi, portando così altra luce. In aggiunta a ciò, il riscaldamento delle acque di tutto il mondo sta spingendo alcune specie di pesci a latitudini più alte, sconvolgendo la catena alimentare. 

Emlyn Davies controlla i dati che arrivano in una postazione di computer a bordo della Helmer Hanssen. I computer sono connessi ad una serie di sensori che misurano la luce e il fitoplancton nelle acque intorno alla nave. Emlyn deve lavorare con la sola luce della sua torcia, perché perfino la luce più flebile potrebbe interferire con gli esperimenti.

Cosa significhi tutto questo per la vita marina non è ancora chiaro, ma una ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications Biology indica che l’inquinamento luminoso potrebbe arrivare ad alterarne significativamente la vita, mentre gli scienziati stanno ancora cercando di capire come funziona il loro ciclo vitale completo. 

“Spostandosi verso nord, le ore di luce diminuiscono molto velocemente”, afferma Geir Johnsen, autore di studi e biologo all’Università norvegese di Scienza e Tecnologia. “Ad ogni latitudine più a nord è sempre più buio. Poi, a circa 80 gradi [a nord], non c’è differenza tra mezzogiorno e mezzanotte”.

Per capire come il crescente traffico navale influisca sugli organismi marini, i ricercatori hanno condotto esperimenti in tre diverse stazioni a nord della Norvegia, che si trovano in un’area che va da poco sotto i 70 gradi e poco sopra i 77 gradi a nord. 

Nelle tre stazioni – contrassegnate con le lettere A, B e C – gli esperimenti sono stati condotti in completa oscurità, in quanto in questo periodo gli organismi marini non sono mai esposti alla luce. Accendendo e spegnendo le luci della nave, il team ha usato ecoscandagli per rilevare la presenza di organismi nell’acqua.

Mentre la stazione C ha visto solo una leggera diminuzione nel numero di organismi presenti, le altre due hanno mostrato cambiamenti notevoli nella presenza di creature marine: nella stazione A, quella più a nord, il loro numero si è dimezzato quando si sono accese le luci della nave, mentre nella stazione B si è verificata la situazione opposta: quando le luci della nave si sono accese, il numero degli organismi è raddoppiato. 

Non solo la luce ha notevolmente alterato il comportamento della fauna marina, ma la risonanza acustica ha mostrato che ha avuto effetti fino a 200 metri di profondità. “È impossibile dire quali implicazioni ci siano”, afferma Jørgen Berge, biologo alla Arctic University della Norvegia.

Morgan Bender usa una siringa per prelevare sangue da due merluzzi polari. Deve lavorare solo con una tenue luce rossa per non falsare gli esperimenti di inquinamento luminoso in corso.

Per qualcuno, afferma, le valutazioni scientifiche che non tengono conto delle condizioni di luce in cui vengono studiati gli organismi potrebbero non essere accurate. Sapere esattamente quanti pesci ci sono nel mare, poi, ha anche implicazioni commerciali. 

“Sappiamo che mentre l’Artico si riscalda, le varie specie si spostano verso nord. Per essere in grado di gestire la pesca in modo sostenibile, abbiamo bisogno di sapere quanti pesci di ciascuna specie ci sono”, afferma. Secondo gli studi, l’aumento delle temperature permetterà la traversata transartica entro il 2050.

I ricercatori hanno monitorato il traffico navale nella regione per capire come aumenta nel tempo. In uno studio hanno registrato ogni singolo passaggio, dalle navi cargo a quelle da crociera, e hanno rilevato che 5.000 imbarcazioni hanno effettuato un totale di 132.828 viaggi nel corso di due anni. 

“In che punto della colonna d’acqua stare, quando accoppiarsi, quando svilupparsi: tutto questo è regolato dalla luce”, afferma Johnsen. “Si tratta di uno dei più antichi stimoli per la vita, ma negli ultimi 100 anni l’uomo ha usato anche quella artificiale, e questo sugli animali ha avuto conseguenze di cui non ci rendiamo conto”.

Si stima che circa l’80% del mondo viva sotto un cielo inquinato dalla luce artificiale, che sta aumentando di circa il 6% ogni anno.

Secondo quanto riportato dall'agenzia AdnKronos l'Italia sarebbe, assieme alla Corea del sud, la nazione dei G20 con il territorio più inquinato dalla luce artificiale. Nel nostro Paese, infatti, nessun luogo ha un cielo notturno incontaminato, motivo per cui più di 3/4 degli italiani non può più vedere, da dove abita, la Via Lattea. 

Descrivendo lo zooplancton - vedi immagine - lo scienziato Geir Johnsen afferma: "Rappresenta il cibo per organismi come pesci, uccelli marini, foche, balene e orsi polari. Circa il 50% dell’ossigeno che respiriamo proviene da questa microscopica alga degli oceani del mondo. Ecco perché siamo qui. Vogliamo esaminare da vicino questi piccoli organismi estremamente importanti perché rappresentano un gruppo chiave nell’ecosistema senza il quale non ci sarebbe la vita”.

Steven Haddock del Monterey Bay Aquarium Research Institute, che non ha partecipato allo studio, sostiene che la ricerca è interessante, ma che vorrebbe vederla riprodotta in altre condizioni e con altri metodi. 

La distinzione tra le specie che vanno incontro e quelle che fuggono dalla luce fa parte del comportamento analizzato nel suo studio. “Lo abbiamo visto anche nelle immersioni notturne, quando devi spegnere la luce per un po’ per far allontanare i tanti animali che ne sono attratti e si avvicinano”, afferma. “Sono convinto che il risultato sarà che la luce ha un’influenza notevole, specialmente in un posto in cui il sole non splende per molti giorni”. 

L’inquinamento luminoso sta avendo un impatto sugli organismi marini più vicini all’equatore: Puerto Rico, ad esempio, ha creato un intero settore di turismo ecologico incentrato sul plancton bioluminescente che vive in diverse delle baie dell’isola, ma gli organismi sono disturbati dall'inquinamento luminoso. È stato riscontrato che quest'ultimo ha effetti negativi anche sul modo in cui i piccoli delle tartarughe marine trovano la via del mare, sulla migrazione degli uccelli e sull’accoppiamento delle lucciole. 

Questo articolo è stato pubblicato originariamente in lingua inglese su nationalgeographic.com.

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